COME ERAVAMO !
Flokeral?
È la domanda ingenua, ambigua e spesso incognita che ci si chiede all’inizio della stagione invernale….
Molti sono i pronostici e i detti locali che hanno a che fare con la neve:
An de nef, an de fegn, an de ben
(Un anno di neve è anche un anno che darà un buon raccolto e quindi un anno di bene!)
Nef in geneir, gran a sc’teir
(neve a gennaio, grano in abbondanza)
Quando l’autunno lascia abbondanti frutti (nocciole e pigne) allora l’inverno vedrà abbondanti nevicate.
Si sciava sulle coste di Feleit e di Piatta
I primi sci comparvero a Bormio nei primi anni del ‘900, mentre l’uso di sciare si diffuse dopo la prima Guerra Mondiale, quando i soldati tedeschi abbandonano oltre 2000 paia di sci sui monti del bormiese.
I primi sci erano costruiti manualmente con legno di frassino o di larice e non avevano lamine. Le punte erano ripiegate “a vapore”, immergendole in vasche di acqua calda. In caso di rottura si riaggiustavano, piallandole di nuovo, incollandole e inchiodandole allo sci!
Gli sci erano dotati di attacchi muniti di corde o cinghie in cuoio. Spesso venivano depositati nella stalla, perché l’umidità di quell’ambiente manteneva le punte ripiegate verso l’alto. Poi con il freddo della neve tendevano a raddrizzarsi, così di tanto in tanto gli sci erano riportati in stalla per rimetterli in forma.
Con il passare degli anni allo sci di legno si aggiunsero dei pezzi di lamiera per fare da lamina, mentre gli scarponi erano agganciati agli sci con un laccio di cuoio. Per girare si usava inizialmente su solo bastone.
La tecnica iniziale era quella della rasc’pa. Era inoltre molto apprezzato chi sapeva fare la sc’cartada. I primi bastoncini erano di coler, nocciolo; successivamente si usarono i manici di scopa: un chiodo fungeva da puntale, uno spago serviva da laccio. Avevano una rotella nella parte terminale con corde o liste di cuoio intrecciato. I bastoni migliori avevano un’impugnatura di cuoio cucita a mano.
ABBIGLIAMENTO
Era quello di uso quotidiano: gli scarponi erano quelli di cuoio, chiodati. Si usavano gli sc’trivai, delle uose di lana, il berretto, la capucia, o la crociera che era una fascia con evidente paraorecchi e bande incrociate. Le donne indossavano al panet de la testa un fazzoletto, meglio se di lana.
Li manicia (i guanti), spesso erano rivesti internamente con lana. I pantaloni li braga erano fatti con il pregiato panno bormino, duro e pesante, infeltrito nei folon (follatrici), per garantire una più lunga durata e impermeabilità. Erano pantaloni alla zuava o alla sc’goff, larghi e trattenuti sotto il ginocchio da un laccio. Solo dopo gli anni 60 iniziano a comparire i cosiddetti pantaloni alla sciatora, elasticizzati e stretti, che si fermavano sotto il piede con una staffa.
Non si usava giacca vento, ma un maglione di lana pesante o un giubét o giakét, la giacca di lana che riparava da freddo e vento.
Le donne che si cimentavano nello sci non potevano indossare pantaloni, per cui usavano la gonna che portavano quotidianamente, la mesalana, lunga e pesante.
Si sciava sulle coste di Feleit, inizialmente si risaliva a piedi, con gli sci in spalla e le piste si battevano andando su e giù dai pendii.
Per essere più veloci, allo sci di legno si applicava la cosiddetta cola, la sciolina: era un intruglio prodotto per tentativi con diversi ingredienti. Resina, cera d’api, strutto e sapone. Il tutto era fatto cuocere e poi spalmato sugli sci. Si usava anche la cera delle candele: ogni buon sciatore aveva sempre un moccio di candela in tasca. Spesso si stendeva sugli sci la paraffina che i ragazzi riuscivano a farsi procurare dalle ragazze che lavoravano negli hotel di Bormio, dove era usata per lucidare i pavimenti.
Al 1947 risale la prima seggiovia di Bormio, dotata di pali di legno. La società proprietaria, la SAB Società Aero Sciovia Bormiese metteva a disposizione degli utenti che arrivavano al Ciuk intirizziti delle coperte di lana. Il tracciato partiva poco sopra dell’attuale ski stadium di Bormio, I seggiolini erano in metallo ed erano fissati su cavalletti di legno.
Questa seggiovia fu sostituita da una più moderna nel 1955, una cabinovia a 4 posti. Nel 1969 venne realizzata la grande funivia che portava da Bormio 2000 alla vetta Cima Bianca. Nel 1973 venne installata un’ identica funivia, sempre del tipo va e vieni, che collegava il troncone Bormio-Bormio 2000. Questa funivia è rimasta in funzione fino al 2004. Il collegamento tra Bormio e il Ciuk venne completamente rifatto nel 1984 e rimase in funzione fino al 2007, anno della sua definitiva chiusura: con essa se ne è andato definitivamente anche un pezzo di storia dello sci bormino.
Non esistevano gatti delle nevi, per cui le piste erano battute risalendo a scaletta. I ragazzi di Bormio si prestavano volentieri come battipista, e, in cambio del loro lavoro, ricevevano un buono omaggio per una risalita in seggiovia.
Accanto allo sci alpino e nordico si sviluppa anche la pratica del salto: a Bormio sono costruiti vari trampolini: da quello più rudimentale preparato furtivamente dai ragazzi in centro paese, ripa piazza S. Gottardo a quelli sulle coste di Feleit. I primi trampolini erano disposti sulle coste di Piatta, erano dei cumuli di neve tenuti insieme da assi di legno. Nel 1923 si tennero a Bormio le prime gare di salto e nel 1935 fu fondata la prima scuola di salto. Al 1949 risale il trampolino di S. Pietro, demolito nel 1951 perché il troppo vento non consentiva di svolgere gare regolari.
Anticamente i ragazzi per divertirsi sulla neve gelata usavano gli sc’lipper, dei pattini di legno dotati di una lamina di ferro. Spesso per diverrtirsi i ragazzi facevano traboccare l’acqua dalle fontane, che, ghiacciandosi nottetempo, formava una splendida pista da sc’lipper. Ovviamente gli adulti se la prendevano a morte con i ragazzi….